Tecnicamente il nome che lo identifica e lo inquadra è il termine “hate speech”.

Tra le trame virtuali della rete, dove ognuno di noi non è altro che un “profilo”, dove insultare e sbeffeggiare estranei è alla portata di chiunque, finanche di chi nella real life non ha neanche il coraggio di incrociare lo sguardo dei passanti.

Ebbene nel Consiglio comunale di Crotone di oggi 31 agosto è stata celebrata questa pratica, tra vittime e carnefici, tra rappresentanti istituzionali che si sfidano e si provocano sui social e nell’assise cittadina chiedono giustizia e balbettano giustificazioni.

Un’aula semideserta è il teatro e la rappresentazione reale dell’attuale assetto, non politico, ed è questo il dato più grave, ma istituzionale: in cui un consigliere, ex maggioranza chiede giustizia per offese, reali e a mezzo social indirizzate ad un consigliere comunale, ed il sindaco che ribatte e controbatte portando quali prove a sue discolpa/giustificazione per omessa difesa del consigliere comunale e quindi del consiglio stesso, post e pubblicazioni dell’avvocato Meo sul proprio profilo facebook.

L’aula del consiglio trasformata in una “bacheca sociale/reale” per la resa dei conti.

Ecco, quando si sottolinea l’inadeguatezza non è un dato politico, seppure la politica ha le sue responsabilità, è un dato istituzionale.

E allora si rifletta, si valutino toni, modi e contenuti, si mettano in atto buone pratiche e corrette azioni e adeguati comportamenti istituzionali, le campagne contro la violenza si traducano in azioni e comportamenti altrimenti si taccia.

Crotone e la sua massima rappresentazione istituzionale si prodigano in una violenza verbale che talvolta è specchio di un vero e proprio incitamento all’odio contro un soggetto o un gruppo di soggetti.

 Il non-luogo dove, erroneamente, in troppi credono di essere autorizzati a eludere le regole della società civile e a osare ciò che non oserebbero nella vita reale, si è trasferito anche nelle istituzioni: in questo contesto, dibattere con qualcuno con toni accesi e offensivi non è considerato né incivile né problematico.

Si rifletta e si ritrovi il senso e soprattutto il valore del ruolo di guida oltre che di amministratori e di educatori.