Con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Petilia Policastro, è stata illustrata e rappresentata la storia a fumetti della Sacra Spina di Petilia Policastro. La pubblicazione divulgativa realizzata da Maria Brusco e Pietro Marrazzo, già autori di una analoga pubblicazione sul santuario mesorachese dell’Ecce Homo, è uno dei primi lavori realizzati in preparazione dei primi 500 anni della presenza della venerata Reliquia nel millenario santuario policastrese.
Fra le numerose pubblicazioni dedicate all’intensa storia di fede petilina che ogni anno ha il proprio culmine nel Calvario del Secondo Venerdì di Marzo con cui la cittadina dell’Alto Marchesato Crotonese fa memoria del terremoto dell’8 marzo 1832, il lavoro della Brusco è la prima storia stampata per le giovani edizioni e in questi giorni di quaresima è stato presentato alle scolaresche cittadine, giorno 11 aprile agli alunni dell’I. C. “Dante Alighieri” e giorno 12 aprile agli alunni dell’I.C. “Guglielmo Marconi”, nella sala polivalente della “Casa della Cultura” di via Mercato ospitante la Biblioteca civica “Antonino Cosco” ed il Museo demologico “Giovanna Marino”, alla presenza dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Avv. Antonio Ierardi, del Sindaco Avv. Simone Saporito, del Presidente del Consiglio Comunale di Mesoraca Dr.ssa Teresa Ferrazzo e della “Comunità mariana delle cinque pietre” che dallo scorso ottobre gestisce il santuario.
I fumetti realizzati dai due autori rappresentano un’importante opera divulgativa dedicata alle nuove generazioni del Marchesato crotonese oltre che varie informazioni sulla storia del convento petilino; comprese alcune nozioni biografiche di padre Dionisio Sacco che avrebbe portato la Sacra Spina a Petilia ed offre ai propri lettori varie nozioni relative all’arte fumettistica con lo scopo di avvicinare alla stessa le nuove generazioni.La storia vera degli eventi, di cui risuonano ancora gli echi della memoria popolare, tramanda che Petilia Policastro, in Provincia di Crotone, l’8 di marzo del 1832, fu colpita da un terremoto rovinoso, un dramma orrendo e memorabile a cui presto il popolo in pena cercò consolazione e ristoro nell’assimilare il suo dolore al dramma della crocifissione del Cristo.Questo popolo possedeva, infatti, come possiede ancora, una Spina intrisa del sangue della fronte del Cristo crocefisso, amabilmente custodita nel convento monastero della Sacra Spina che ne ha preso il nome, posto sulla collina ove degrada dolcemente l’aspra selva della Sila. Dopo alcuni giorni dal terremoto, la comunità policastrese, ripresasi dalla paura e dal terrore, sconvolta dal dolore dei cari perduti, improvvisò un pellegrinaggio di penitenza al monastero della Santa Spina, per prostrarsi davanti al tabernacolo che custodisce la Spina tolta dalla corona della passione di Gesù Cristo. La venuta della Spina ruota intorno alla figura di un monaco francescano, Dionisio Sacco, educatosi proprio presso il convento Policastrese: “Gloria di questa arcidiocesi di Santa Severina fu, nel secolo sedicesimo il padre Dionigi Sacco di Policastro, insigne per impegno, per studi e per virtù. Ottenne egli a Parigi, dove si era recato per completare i suoi studi teologici, la laurea di dottore e la Francia più che l’Italia fu il campo dove rifulse per meriti e per stima…”.Fu infatti insignito da quella corte di grandi e importanti onorificenze e fu confessore e padre spirituale di ben cinque regine. Da una di esse, ebbe in dono la Spina del Signore ed egli la donò nel 1523 al convento d’origine. E le spine della corona come erano pervenute in Francia? Furono dono del Doge di Venezia. Ed a Venezia? Dai crociati che avevano ottenuto la corona dagli ebrei, i quali erano soliti fare incetta di ogni oggetto appartenuto ai condannati a morte. La presenza di colti esponenti della “Regolare Osservanza Francescana” nel palazzo regale francese testimoniava la volontà di quell’ordine di catechizzare le corti europee. Il pellegrinaggio di penitenza al monastero della Sacra Spina, denominato “Calvario”, non si è più fermato, diventando un cammino di fede, che segna ancora il tradizionale percorso dei pellegrini, alcuni con i piedi scalzi, il corpo legato con corde e la testa cinta di una corona di spine. La sfilata delle Croci, dopo la celebrazione della S. messa nella chiesa di San Francesco, con la lettura della prima stazione della “Via Crucis” officiata nella stessa chiesa, al suono delle campane, si snoda, sotto la guida dei battistrada, lungo tutto il Paese. Il corteo con i dodici apostoli, vestiti di un saio penitenziale color viola, legato alla cintola con un cordone violaceo (il colore dominante della passione), cui è sospesa una piccola croce di legno; il volto incappucciato e la testa incoronata di spine, recanti ciascuno sulle spalle una croce in tavole nere.Nove di loro procedono lentamente l’uno dopo l’altro, mentre due, nei ruoli di Giovanni e Pietro, affiancano il figurante che rappresenta il Cristo, tutto vestito di rosso, coronato di spine, curvo sotto una grande e pesante croce. Il corteo attraversa le vie principali del paese e arriva fino al santuario della Sacra Spina che dista circa 5 km dall’abitato che è meta del pellegrinaggio. Il santuario della Sacra Spina gremito da devoti arrivati dal circondario e da molte città italiane e qualcuna anche dall’estero. Il corteo con la Reliquia della Sacra Spina dal santuario prosegue nel vicino oratorio, una piccola cappella immersa nel verde, distante poche centinaia di metri dalla Chiesa. Il Santuario della Sacra Spina per la sua grandiosità e bellezza è ritenuto il più importante del territorio limitrofo.Con l’arrivo dalla sacra Reliquia si determinò un continuo fervore di lavori ,restauri e di abbellimenti con stucchi e sculture commissionati della Reale Casa Borbonica sia della Chiesa che del Convento, era l’epoca del massimo fervore religioso. L’attrazione maggiore di detto Santuario oltre alla Sacra Reliquia è il soffitto ligneo dipinto in stile tardo barocco con personaggi ed episodi biblici, eseguiti dal pittore rendese Cristoforo Santanna, su incarico dei Reali Borboni intorno all’anno 1750-80.