Non ho memoria di estati asfissianti da togliere il respiro, da far desiderare ossigeno e non mi riferisco alle alte temperature che pure non sono mancate e no mancano, ma ad una sensazione di fame di vita, di aria…

Un’estate, questa, la prima dopo il blackout pandemico durante il quale ci siamo scoperti fragili, soli ed esposti ma probabilmente più egoisti e solitari, e ora così smaniosi rumore, ma non di comunione.

E la solitudine dei sentimenti emerge chiaramente ed a tratti con violenza in queste settimane, in questi giorni, durante i quali la cronaca si mescola alla rabbia, spesso, troppo spesso strumentale.

Il dolore autentico alle nostre latitudini è stereotipo ideale e purtroppo diviene mezzo per dividere ulteriormente e non occasione per unire, mescolarsi, aiutarsi e sostenersi.

E cosi questa sera mentre un’altra comunità, quella di Rocca di Neto piange per la scomparsa di un giovane figlio, vittima di un incidente stradale sulla Statale 106, mentre ieri le fiaccole hanno illuminato il lungomare di Crotone per Davide, giovane figlio sanguinante sull’asfalto in un caldo pomeriggio di agosto, mentre ci si confronta con il dolore, con il distacco, si preferisce bramare uno scampolo di visibilità mediatica con critiche, appunti, elucubrazioni, piuttosto che preferire il silenzio, di chi prega, di chi attende, di chi spera…

Siamo donne e uomini, madri e padri, io per prima non cerco di capire la dinamica fattuale, la ricostruzione giudiziaria, ma di comprendere, di sentire pulsare nelle mie vene, nel battito del mio cuore di madre il battito di questo figlio, di questa madre, del padre, del fratello, della nonna che qui a loro aveva offerto la casa, la casa della nonna, quale migliore rifugio?!?

Ma siamo uomini e donne, e gli uomini e donne lo sono a tutte le latitudini, lo sono a prescindere dal colore, e dall’etnia, madri e padri e figli: PERSONE!

Abbiamo dimenticato la persona, e abbiamo smarrito così l’umanità.

La persona valore universale, che prescinde dalla religione, dalla laicità, dall’etnia.

Il problema non è Crotone, non è la Calabria, il problema non è geografico, il problema è valoriale, l’assenza di percezione dell’altro quale persona e in quanto tale portatore si sentimenti, aspirazioni, e relazioni e rapporti: tutto asettico, TUTTO ALTRUI.

E allora sentiamolo quel sangue pulsare, sentiamoli quei battiti, sentiamo e ascoltiamo l’altro, riscopriamoci persone e non individualità, e riscopriamo, aggiungo il valore del silenzio che a volte non è assenza di parole, ma rispetto!

“Words are very unnecessary
They can only do harm

Enjoy the silence”