Di seguito il comunicato/ appello dei consiglieri comunali di Crotone Salvatore Riga e Anna Maria Cantafora.

“C’è ancora vita a Crotone?”. Ad una così posta domanda, per quanto seria e pertinente possa
essere, noi che abitiamo queste latitudini facciamo fatica a rispondere. Ci pare corretto allora
interrogare su questo ed altro il ceto politico che tra qualche settimana siederà sugli scranni del
Parlamento. E ’proprio a questi che ci rivolgiamo ed è proprio a questi personaggi che chiediamo
caritatevole attenzione per la nostra amata Crotone. A tutti gli altri, uomini e donne, di modesto
calibro che stanno mendicando la sopravvivenza elettorale su qualsiasi tronco galleggiante,
chiediamo solo di continuare a trascorrere la propria vita in modo inosservato e sbiadito. Non è più
tempo di indecisioni, Crotone non può più attendere. Ora più che mai è necessaria una condotta
politica decisa, nei confronti della nostra Città. Negli anni passati i politici nazionali hanno
ripetutamente detto che l’Italia non si sarebbe formata se non fosse partito il Sud di cui fanno parte
a pieno titolo la Calabria e Crotone. Non c’è mai stato, però, un adeguato interesse dai vari Governi
affinché lo sviluppo fosse effettivamente realizzato, abbiamo solo avuto limitati e sporadici
interventi e progetti finanziati per inseguire con affanno emergenze e poi dati da gestire ad una
classe politica e sindacale capace solo di spendere tutto senza creare un solo posto di lavoro. Alla
luce di tanta colpevole disattenzione ci permettiamo addirittura di pensare che oggi o c’è Crotone e
la Calabria al centro del progetto del Sud o il Sud non è, o c’è Crotone e la Calabria nell’agenda
Italia o l’Italia non è, o c’è Crotone e la Calabria in Europa o l’Europa per noi Calabresi non è .
Noi vogliamo credere ancora che gli italiani che si propongono come prossimi governanti, abbiano
le capacità di fare un’attenta analisi dei singoli territori e delle singole città che compongono la
nostra Nazione, nell’interesse di tutto il Paese. Tutti, difatti, dobbiamo concorrere a far grande la
nostra Nazione, se si esaltano gli aspetti particolari, ossia la storia e la vocazione dei singoli luoghi.
Tratteggiare Crotone, per chi la ama e la conosce è semplice: è stata una grande polis greca, rimasta
sul suo sito d’impianto grazie al porto naturale, il solo ampio bacino ionico tra Taranto e lo Stretto
di Messina. Tale posizione è geograficamente strategica in quanto rappresenta una porta verso
oriente, verso i paesi emergenti e dista poche miglia dal Canale di Suez. Con adeguati collegamenti
porto, ferrovia e aeroporto, che allo stato già esistono, Crotone potrebbe divenire un
importantissimo nodo intermodale che collegherebbe tutta la fascia ionica, forse è corretto dire la
Calabria, con i paesi balcanici e non solo. Prolungare il corridoio Baltico-Adriatico della TEN-T
fino al sud della Calabria, significherebbe creare il presupposto principe per agganciare una delle
autostrade del mare più importanti.
Avviare questo, non è semplice! Le industrie presenti a Crotone nel passato, quando furono
smantellate, lasciarono seppelliti non solo i veleni, innescando un’ecatombe sociale, economica,
ambientale ma, seppellirono per sempre la speranza di continuare a vivere nella propria terra. In
un’economia sana, anche se in crisi, ci sono sempre possibilità, magari assai scarse, di ritrovare uno
straccio di lavoro se si perde il proprio. In un’economia malata di mala politica, assistenzialismo e
clientelismo, il rischio di uscire dal mercato del lavoro è mortale e la parola mobilità, reinserimento
graduale, lavoro a progetto o l’inossidabile svolta turistica, vogliono dire solo la fine delle speranze
per il futuro.
Sono tante sono troppe le ferite ancora aperte: le mancate bonifiche dell’area industriale, dei fondali
del porto commerciale, dell’area ex Sensi, la dismissione della ferrovia e del suo indotto, la
inadeguata rete stradale con in testa la statale 106, con a seguire l’aeroporto Sant’Anna, unico della
fascia Ionica sempre in asfissia operativa. Tutto è fermo da decenni.
Una triste ed inesorabile parabola che questo ceto di morti viventi neppure comprende. Crotone ha
nella sua genetica il requisito principale per continuare ad essere la città dei tre millenni cioè
“l’intermodalità” che può fare di Crotone un importante nodo strategico.

Crotone è stata una delle Polis più importanti della Magna Grecia, ovunque si scavi ancora oggi, si
trovano reperti delle antiche vestigia. Non si è mai fatta, però, una campagna di scavi, solo sondaggi
e studi di fattibilità. I sondaggi hanno permesso di vedere ciò che è in pianta, di ipotizzare, ma
quello che è presente realmente nel sottosuolo in altezza, non lo si è mai potuto appurare. Crotone:
un susseguirsi di occasioni perdute, i fondi dell’Antica Kroton, una grande occasione per effettuare
scavi archeologici a servizio dell’intera umanità, utilizzatati per opere di modesto significato
culturale.
Nella necessità di trovare il modo di cambiare lo strato economico dello sviluppo di un territorio
indicandone il percorso e la direzione, nel febbraio 2005 la Regione Calabria ebbe la nefasta
intuizione di fare del territorio crotonese l’unico Distretto Energetico della Calabria. Al posto della
grande industria sacrificata sull’altare dei fuochi Enichem del 1993, di cui ricorre in questi giorni in
ventinovesimo anniversario, delle tre possibilità di sviluppo (turismo, comunicazione, energia), a
Crotone è toccata l’energia come solo ed unico indirizzo. Terra davvero sfortunata la nostra!
Questa visione del territorio, come era prevedibile, ancora una volta non ha creato lavoro per gli
abitanti anzi neanche un minimo beneficio, ancora più sale sulle ferite!
Crotone deve essere guardata come una grande opportunità per tutta la Calabria, per la vita
economica e culturale di tutta la Calabria e dell’Italia tutta. Occorre che questa città rientri nei
circuiti turistici e commerciali e contemporaneamente possa sfruttare in loco l’energia che produce
con la creazione di un porto green, elettrificando le banchine.
Si deve voltare pagina puntando sul turismo in sinergia con il settore cultura, in grado di generare
crescita inclusiva e occupazione. Il patrimonio culturale di Crotone, del Marchesato e di tutti i centri
della fascia ionica (in un mondo globalizzato dove si parla di continenti è quanto mai limitativo
parlare di singole Città) costituirebbe un asset unico e strategico per la promozione del territorio.
Occorre rendere il turismo un settore industriale, questo sì!
Avere una visione completa ed ampia con gli altri settori di sviluppo economico a cui siamo
classicamente vocati quali per esempio l’agricoltura, l’enogastronomia, l’edilizia e i trasporti, ma
rivisti in chiave moderna e tecnologicamente avanzata.
I Comuni tutti, in tale visione, sono chiamati ad operare con impegno, per valorizzare un turismo di
qualità, per riqualificare i servizi e per adottare tutte quelle misure che offrano ricadute positive sul
territorio.
Chi dei politici, che oggi si candidano per rinnovare il Parlamento andando a rappresentare il
nostro territorio, si prenderà l’impegno di riaprire una nuova “Questione Crotone”? Chi
realmente programmerà un quadro di azioni coerenti con la non più prorogabile ripresa del
nostro territorio, facendo in modo di attrarre investimenti privati sia italiani che esteri?
A coloro che fanno solo battaglie di poltrone vincenti diciamo che Crotone non ha bisogno di questi
personaggi in cerca di una carriera di partito. Noi Crotonesi abbiamo bisogno di battaglie e successi
veri di popolo, che aprano i cuori verso un’avvenire acceso di speranza per i giovani e meno
giovani, con l’orgoglio di appartenere ad una cultura particolare di un popolo indomito incapace di
arrendersi.