Nelle prime ore di lunedì 3 ottobre 2022, i Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone,
unitamente a quelli del ROS e del NIPAF di Cosenza, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di
custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Catanzaro,
su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia – nei confronti di 31 (trentuno) soggetti (per 27
dei quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre per i restanti 4 gli arresti
domiciliari), a vario titolo indagati per i delitti di associazione per delinquere di matrice mafiosa,
concorso esterno nella stessa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, associazione per delinquere
finalizzata al traffico illecito di rifiuti, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, truffa ai
danni del Gestore del Servizio Energetico nazionale (GSE), truffa per il conseguimento di
erogazioni pubbliche, indebita percezione di quest’ ultime, omessi controlli e vigilanza sulle attività
d’impresa, turbata libertà degli incanti, concessione di sub appalti senza autorizzazione, frode in
pubbliche forniture, falso in atto amministrativo, illecita concorrenza in attività commerciale,
intestazione fittizia dei beni, furto aggravato, associazione per delinquere finalizzata al traffico, alla
produzione ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di essere un’associazione
armata.
L’ordinanza compendia le risultanze investigative raccolte dai suddetti reparti dell’Arma, in un arco
temporale compreso tra gli anni 2014 e i giorni nostri, in distinte ma convergenti manovre di
contrasto, coordinate e dirette da questa Procura della Repubblica, nei confronti della “Locale” di
‘ndrangheta di Mesoraca (KR).
In particolare, il filone d’indagine sviluppato dal Nucleo Investigativo di Crotone, con l’apporto
fornito dall’Aliquota Operativa della Compagnia di Petilia Policastro (KR), attraverso l’esecuzione
di indagini c.d. tradizionali (intercettazioni di conversazioni telefoniche tra presenti, servizi
dinamici di OCP, videosorveglianza remotizzata di luoghi, accertamenti documentali) corroborate
dal contributo dichiarativo di collaboratori di Giustizia, ha consentito di configurare la gravità
indiziaria in ordine:

  • all’operatività della suddetta consorteria, agli elementi strutturali ed i collegamenti con le
    omologhe organizzazioni criminali della provincia di Crotone, nonché di talune delle
    province di Reggio Calabria e Cosenza;
  • a una pluralità di c.d. reati fine del sodalizio, quale esecuzione del programma criminoso
    della compagine. Tra i vari reati, quelli estorsivi in pregiudizio d’imprenditori e
    commercianti, di illecita concorrenza nell’attività commerciale e di turbativa di incanti
    pubblici;
  • all’operatività del gruppo in materia di narcotraffico, posta in essere attraverso il controllo
    delle piazze di spaccio di droga attivate nei comuni di Mesoraca (KR) e Petilia Policastro
    (KR). In tale ambito, numerosi sono stati i sequestri probatori eseguiti nel corso delle
    indagini.
    Nel quadro degli accertamenti effettuati nel corso delle investigazioni si è proceduto:
  • a effettuare sequestri di armi nella disponibilità dell’organizzazione criminale;
  • a ipotizzare la ricorrenza di illeciti interessi dell’organizzazione nell’imponente indotto
    economico costituito dall’area boschiva silana delle province di Crotone e Catanzaro. In tale
    ambito, taluni degli esponenti del sodalizio risultano titolari di aziende di settore, che
    operano nel taglio e nella lavorazione del materiale legnoso, da conferire, successivamente,
    alle centrali a biomasse, presenti nella provincia di Crotone ed in particolare a quella di
    Cutro (KR).
    E’ proprio in tale ultimo ambito che le investigazioni sopra descritte hanno trovato una convergenza
    con le coeve attività d’indagine condotte dal ROS e dal NIPAF di Cosenza. Detti reparti, infatti,
    avevano avviato-preliminarmente- accertamenti integrativi di riscontro, a seguito delle risultanze
    ottenute nel corso dell’operazione denominata “STIGE” (che hanno trovato prime conferme nelle
    pronunce di condanna del relativo processo incardinato), in relazione agli interessi della “Locale” di
    ‘ndrangheta di Cirò (KR) nel settore dello sfruttamento del patrimonio boschivo silano, coltivati
    attraverso la realizzazione di una serie sistematica di condotte illecite.
    In particolare, attraverso il contributo dichiarativo di collaboratori di Giustizia, corroborato da
    indagini tecniche, tali ulteriori investigazioni si erano alla fine concentrate su alcuni imprenditori e
    soggetti reputati contigui alla “Locale” di Mesoraca (KR), e raggiunti da indizi di appartenenza a
    una associazione per delinquere finalizzata all’attività organizzata del traffico illecito di rifiuti ed
    alla frode al Gestore del servizio elettrico nazionale.
    Si è ipotizzato, in particolare, gli i soggetti raggiunti da gravi indizi di colpevolezza operassero in
    regime di sostanziale monopolio, al fine di perpetrare in maniera sistematica operazioni di taglio
    boschivo non autorizzate, difformi e comunque pericolose per l’ambiente, conferendo quindi –
    presso le Centrali biomassa dislocate nel territorio regionale – un prodotto legnoso (c.d. cippato) non
    tracciabile e/o di qualità non in linea con gli standard di legge e pertanto da considerarsi a tutti gli
    effetti un “rifiuto”.
    Tali sistematiche condotte illecite, favorite anche dal ravvisato contributo di tecnici agronomi 1 ,
    operatori e funzionari delle Centrali biomassa, investiti delle mansioni di controllo della qualità del
    prodotto conferito e della regolarità delle documentazioni di accompagnamento del prodotto,
    comportavano un ingiusto profitto non solo per le imprese boschive collegate alle organizzazioni
    criminali, ma anche alle società gestori delle Centrali Biomassa che indebitamente percepivano dal
    GSE incentivi maggiorati e basati su conferimenti di prodotto legnoso effettuati in difformità della
    normativa vigente del settore (o perché trattasi di prodotto scadente o perché derivante da taglio non
    autorizzato).
    Contemporaneamente all’esecuzione delle misure personali, verrà eseguito un sequestro preventivo
    nei confronti di 8 imprese boschive della provincia di Crotone e 4 della provincia di Cosenza. Tra le
    imprese oggetto di sequestro anche quella proprietaria della centrale biomasse di Cutro (KR).
    Il valore complessivo di tali sequestri si aggira sulla cifra di 16 milioni di Euro circa.
    I particolari dell’operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà
    presso questa Procura della Repubblica.