Intervista all’on. Antonio Viscomi, parlamentare del Partito Democratico. Sanità, emergenza epidemiologica, commissariamento, ma anche crisi economica e tenuta sociale, ed infine politica ed elezioni regionali: un’attenta riflessione con al centro la Calabria ed i calabresi.

1. Calabria zona rossa, i correttivi adottati in questi giorni, il decreto firmato dal facente funzioni Spirlì per l’aumento dei posti letto di terapia intensiva, saranno sufficienti a tirar fuori dalla zona rossa  la nostra regione? In realtà in Calabria, al di là dei posti letto, resta un problema di tracciamento, sarebbero 234 i casi per i quali non è stata ricostruita la catena di contagio e 49 focolai attivi. Esiste dunque un problema strutturale che prescinde dal numero di posti letto e che riguarda il sistema sanitario, dalla medicina di base alle strutture ospedaliere?

Partiamo da un fatto. Ogni sistema sanitario è articolato in due macro-aree, una comprende i servizi sul territorio, l’altra i servizi ospedalieri: la prima area, quella territoriale, opera da filtro per la seconda, quella ospedaliera, in modo tale che arrivi in ospedale solo chi non può essere curato a domicilio o nei servizi ambulatoriali territoriali. Se guardiamo la Calabria, ci accorgiamo che l’ospedale ha preso il posto del territorio e il territorio è stato progressivamente sguarnito. Molte parole, molta retorica, sulla necessità di rafforzare i servizi territoriali, ma di fatto abbiamo ancora oggi un numero minimo di UCCP, di AFT e ora anche di USCA cioè di strutture pensate e finanziate per prendere in carico i pazienti infetti e contrastare l’epidemia. In questo modo, però, abbiamo sguarnito la prima linea di difesa sanitaria e prodotto un effetto perverso. E’ evidente infatti che se non c’è il filtro del territorio si arriva subito in ospedale, con tutte le conseguenze che conosciamo: basta frequentare in un giorno normale un qualunque pronto soccorso per rendersene conto. E questo a prescindere dal Covid19. Se poi mettiamo in conto la riduzione progressiva del numero dei medici e degli operatori sanitari e il mancato turnover, è facile trarre la conseguenze e capire l’origine stessa del problema che lei pone nella sua domanda. L’emergenza epidemiologica ha ovviamente fatto saltare un equilibrio già di suo precario e instabile. La questione dei mancati tracciamenti ne è la riprova. Purtroppo non basta la volontà degli operatori sanitari a porre riparo alla disorganizzazione del sistema. Eppure a volte basterebbe poco. Faccio solo un esempio: tutti lamentano la difficoltà di avere conoscenza dei risultati dei tamponi processati e i tempi lunghi passati nell’attesa angosciante delle informazioni. Refertare il risultato del tampone è una competenza sanitaria, ma comunicarlo all’interessato non lo è; ed allora perché non organizzare un numero verde con operatori amministrativi in grado di seguire lo stato del singolo tampone e di dare informazioni agli utenti? Per tradurre i diritti scritti in fatti concreti abbiamo bisogno di organizzazione e quindi di persone che sappiano organizzare sistemi complessi come quelli sanitari. 

2. “Cotticelli” e “Zuccatelli”, con quest’ultimo da ieri sera in Calabria ma di fatto in standby, e con il “decreto Calabria” approvato, la sanità passa ancora un a volta in secondo piano rispetto a strategie ed equilibri sempre più fragili nel Governo nazionale. I parlamentari pentastellati calabresi di Zuccatelli non ne vogliono proprio sentir parlare e non si spostano dall’indicazione di Gino Strada, mentre il ministro Speranza è il premier Conte insistono sul buon curriculum di Zuccatelli. Come si uscirà da questo empasse? Così difficile individuare un commissario, visto che commissario deve continuare ad essere, slegato dalla politica e invece magari adeguato al ruolo ed all’incarico? Difficile attingere al bacino di professionisti e manager under 60 anni?

Beato il popolo che non ha bisogno di eroi, diceva qualcuno. Ancora più beato il popolo che non ha bisogno dei supereroi che arrivano e cambiano il corso della storia. Io credo che per cambiare le cose serva una squadra che sappia fare un gioco di squadra, cioè lavorare insieme per segnare un gol nella porta avversaria. Per questo, e lo ripeto ancora una volta, esistono professionisti calabresi, giovani e meno giovani, calabresi della diaspora o residenti, disponibili a  partecipare alla sfida di cambiare questa regione, e la sanità di questa regione, ma che rivendicano giustamente una piena centralità del merito e delle competenze individuali, e non ne vogliono che sapere di amicizie, di consorterie o di altro ancora. Questo vale per la sanità e non solo. Tenere al margini questo mondo significa non cambiare mai, o meglio a volte significa anche cambiare tutto perché nulla cambi mai. E’ assurdo, ma anche triste, che le incapacità, i danni e le ruberie commessi da pochi debbano trasformarsi in uno stigma negativo nei confronti di tutta una regione.

3. Mentre la politica in Calabria è concentrata sul provvedimento che ha inserito la nostra regione nella zona rossa e sulla questione commissario, a Cosenza, a Reggio Calabria e anche a Catanzaro ci sono state proteste e la tensione è alta. Ci sono reali pericoli per la tenuta sociale? Esiste il concreto pericolo che il disagio economico diventi terreno fertile per la criminalità organizzata? Già durante il primo lockdown il Procuratore Gratteri aveva espresso preoccupazioni al riguardo, per un possibile dilagare e diffondersi per esempio del ricorso all’usura.

Purtroppo non è solo l’usura. Molte attività economiche stanno passando di mano a prezzi enormemente ribassati. Se la mia attività non genera profitti, ma anzi solo costi, è ovvio che la venderò al primo che mi fa un’offerta. Ma oggi un’offerta la fa solo chi ha liquidità e la criminalità di liquidità ne ha tanta, ma proprio tanta. Da qui l’allarme che Gratteri ha lanciato fin dall’inizio della pandemia. Un allarme che però non riguarda solo il sistema economico ed imprenditoriale, ma richiama l’attenzione sul disagio profondo che a livello individuale e familiare è stato e continua ad essere determinato dalla crisi. Anzi, mi pare che negli ultimi giorni, la questione sia diventata molto più delicata e meritevole di attenzione, da non sottovalutare. Consapevole di ciò, qualche giorno fa in aula ho avuto modo di dire al presidente Conte che per mantenere la coesione sociale in questo momento c’è bisogno che gli interventi di sostegno al reddito (individuale e professionale) siano tempestivi e semplici da conseguire. Tenendo anche conto che oggi abbiamo bisogno di assicurare un sostegno a tutti, a prescindere dalla tipologia di contratto, siano essi lavoratori subordinati o autonomi, partite iva, collaboratori occasionali e così via. Il mondo del precariato e della debolezza economica è molto più ampio di quanto in genere siamo portati a ritenere. Ci sono molti giovani professionisti e partite iva che si trovano in situazioni difficilissime e non sanno come venirne fuori.

4. Il Consiglio regionale ha approvato la legge sulla doppia preferenza di genere. “Una conquista, una vittoria” , così è stata definita da qualcuno, mentre non sono mancati quelli che hanno più semplicemente parlato di un tardivo, ma inevitabile adeguamento della Regione Calabria alla normativa ed al resto del Paese. Perché in Calabria anche la normalità diventa fatto straordinario, magari per appuntare una stelletta sulla giacca qualcuno? 

In una delle mie prime interrogazioni parlamentari chiedevo al Governo, nel 2018, di imporre alla Regione Calabria, e a poche altre, di rispettare la legge sulla parità di genere. Dopo due anni ci siamo arrivati nell’ultima seduta di un Consiglio regionale, temo più necessità di evitare l’intervento del Governo che per apprezzamento del ruolo positivo e proattivo della presenza femminile in politica. Ma potremmo fare un elenco lunghissimo delle leggi nazionali che hanno ricevuto una applicazione ritardata nella nostra regione. Ne indico una soltanto: la riforma del terzo settore. Si tratta di una situazione veramente incresciosa. Le altre regioni non solo seguono i procedimenti legislativi in corso – anche grazie alla partecipazione attiva alle commissioni di merito della conferenza delle regioni – ma cercano di adeguare le norme e di riorganizzare i servizi per essere pronti al momento in cui la legge entra in vigore. Non si tratta di essere più bravi degli altri, ma di lavorare per fornire servizi adeguati ai propri cittadini. Non è destino arrivare sempre per ultimi. 

5. Conclusa questa legislatura con il lungo consiglio regionale del 10 novembre, la Calabria dovrà ritornare al voto, con il centrodestra che spinge sul pedale dell’acceleratore ed il Governo nazionale che frena. Il Pd ed il centrosinistra ad un anno di distanza dalle ultime elezioni regionale, che hanno visto vittorioso il centrodestra, sarà in grado, questa volta, di andare oltre le divisioni interne,e convincere i calabresi? Sarà in grado di offrire un’alternativa al centrodestra ed ad un civismo che in Calabria è spesso strumentale e populista? Quanto è fattibile un accordo che riproponga il modello giallo-rosso ( 5Stelle-Pd) oggi alla guida del Governo nazionale?

Io credo veramente che la comunità democratica possa e debba essere in grado di costruire e presentare agli elettori un campo largo basato su chiari presupposti ed obiettivi, a partire dalla continuità del processo di rinnovamento iniziato dalla segreteria nazionale del PD. Ovviamente, un campo largo presuppone la capacità di dialogare non solo tra i partiti che condividono l’esperienza di governo ma soprattutto tra questi e tutti i soggetti sociali e politici diffusi nei territori che spesso hanno solo bisogno di essere inseriti in una cornice più ampia per sprigionare le loro potenzialità. Infatti, la vera questione ed anzi la sfida da affrontare è cosa e come fare per riportare al voto quella buona metà dei cittadini calabresi che da qualche tempo ha smesso di frequentare le urne. Per tante ragioni, ma soprattutto perché sente inutile rispetto alla propria vita la competizione politica. Io penso che per fare questo abbiamo bisogno di presentare una proposta di governo chiara, credibile e sostenibile dicendo prima del voto quali sono le cose che si vogliono realizzare, come, quando, con quali risorse, in particolare su sanità, imprese, lavoro, mobilità, ambiente, scuola, burocrazia. E lo dobbiamo fare nell’interesse dei cittadini e per contrastare il malaffare, perché questa nostra regione sta diventando non solo marginale nel panorama nazionale, ma anche sempre meno equa al suo interno.

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