La magia del Natale corrisponde anche ad una continua rielaborazione del proprio passato e del proprio futuro, dei valori delle relazioni familiari e degli affetti più profondi, a volte dunque anche dolorose, ma aperte ad una speranza di riscatto e di salvezza.

Leggendo, rileggendo e constatando quello che in questo scorcio di festività natalizie la città pitagorica sta non senza stupore vedendo e vivendo, mi è tornato alla mente il “Il Canto di Natale” di Dickens.

Atti amministrativi, che lungi dall’essere illegali o illegittimi (lo si stabilirà in altra sede) sono certamente agli occhi dei più, soprattutto di una parte di quelli che oggi siedono tra i banchi della maggioranza, inopportuni.

Ponderare, valutare e determinarsi in modo che le enunciazioni siano conformi alle azioni, altrimenti si corre il rischio non solo e non tanto di essere poco avveduti, ma di essere piuttosto ipocriti e a poco vale puntare il dito contro i giornalisti o come qualcuno si compiace di scrivere ai “giornalai” rei di non limitarsi al copia e incolla della pure cospicua produzione locale.

E così stasera dopo essermi deliziata nel leggere nelle ultime 48 ore di minacce/avvertimenti di querela, che tralasciano il merito della contestazione/osservazione, dopo aver letto un primo cittadino che redarguisce tre consiglieri colpevoli di indicare la (retta) via smarrita, ebbene stasera mossa, io gratuitamente e sinceramente dallo spirito natalizio, rileggo “il Canto di Natale“.

Il Natale del passato, quello del presente quello del futuro, protagonista locale il primo cittadino, Voce /Scrooge.

La favola di Dickens racconta la storia di un uomo d’affari, Scrooge, avaro ed egoista, che trascura la famiglia e ed è incapace di apprezzare le piccole cose come il calore che regala il Natale. Non è un caso che l’intera vicenda si svolga proprio la notte della vigilia.

Scrooge, tornando a casa più adirato del solito, incontra i tre fantasmi del Natale: passato, presente e futuro. Questi porteranno Scrooge a pentirsi dei propri atti egoistici e indifferenti, e dunque a cambiare interiormente. Alla fine della favola – e dell’avventura – Scrooge sembra proprio un’altra persona e tutti stenteranno a crederci. Scrooge ha capito ciò che ha fatto, si è reso conto di come ha vissuto fino a quel momento, prende coscienza dei suoi atti egoistici e forse un piccolo frammento dello spirito del Natale è entrato in lui e ha dato un senso diverso e più vero alla sua esistenza.

Scrooge vecchio avaro ed egoista, uomo burbero, non vuole cambiare né pensare di più agli altri, ma proprio alla vigilia di Natale gli si presentano inaspettatamente i tre fantasmi del Natale. Questi gli fanno ripercorrere la sua esistenza fino a quel momento, il suo presente e gli mostrano anche ciò che accadrà in futuro.

L’essere spettatore della sua vita gli fa capire che il suo egoismo e la sua indifferenza hanno causato solo tristezza e odio e l’unico modo di liberarsi del peso che prendere coscienza di tutto questo gli ha provocato è pentirsi e cercare di rimediare.

Nella storia sono presenti molti personaggi secondari che compaiono soprattutto quando i fantasmi mostrano a Scrooge le varie scene dei precedenti Natali da lui vissuti.
C’è per esempio Bob Cratchit un impiegato presso la società “Scrooge & Marley”. I loro figli tra cui “Tiny Tim” , un bambino storpio, il fratello Peter, Belinda e Marta.
Ci sono poi Joe, commerciante di articoli marinareschi e di merce rubata, conoscente di Scrooge; la signora Dilibert, una lavandaia, il nipote Fred, uno dei tanti parenti trascurati.

Caro Scrooge/Voce abbandoni l’ira, metta da parte la rabbia, apra orecchie, mente e se può anche cuore e rinsavisca: risparmi alla città non tanto e non solo la non adeguatezza amministrativa, visto che si compiace spesso di definirsi amministratore e non politico pur essendo Lei guida politica come da Sue prerogative e funzioni, risparmi alla città questo baratro di stile e di compostezza etica e morale ( istituzionalmente parlando).

Tenga a freno i suoi collaboratori/assessori dalla tastiera facile, pronti ad enfatizzare la pulce che tossisce e ad ignorare l’elefante nel negozio di cristalli.

Ricomponga le fila e i ranghi delle pattuglie social, dalla memoria labile, negazionisti all’inverosimile (quasi patologici?) e dallo sproloquio facile.

Insomma caro Sindaco faccia del Natale, tra canti, favole e balocchi, tra determinazioni, delibere e post su Facebook, tra invettive e urla contro chi non si allinea al Voce pensiero, faccia rinascere la città, con o senza di lei.